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Chiusa una strada si apre un sentiero

Chiusa una strada si apre un sentiero.
Che detta così sembra un pacco, ma anche quella del portone non mi ha mai convinta molto. Voglio dire, dobbiamo proprio farne una questione di dimensioni? Che poi ci tocca stabilire se contano o non contano e finisce in caciara con tutti giù a ridere pensando a cazzi e cazzetti che dai, diciamolo, son sempre buffi.

Oggi avevo deciso che sarei andata in bici, ma poi erano le due, e poi le tre, e poi c’ho sonno, e poi mi tocca vestirmi, e poi farà caldo? Ma quanto caldo? E se mi ammalo? E se mi ammazzo? Sto a casa, dai. Eh, però c’è il sole. Dove vorrei essere ora? Al mare. A letto. Su un lettino al mare. Su un materasso galleggiante in mezzo al mare. In bici. Vado.

Volevo andare alle Cinque Terre, mi sembrava la meta giusta per santificare una domenica di sole da sola.
E invece: presa a cantare le peggiori hit del momento, ho mancato la svolta e, siccome il mio regolamento personale mi vieta di tornare indietro salvo cause di forza maggiore, ho proseguito fino a Beverino con l’intenzione di ripiegare su un giro sfigatissimo della Val di Vara.
E invece #2: mi sono trovata di fronte a una strada chiusa con recinzioni invalicabili, mentre un uomo in panza e slippini mi suggeriva di sfondare tutto con la forza bruta, di cui, signor slippini mi voglia perdonare, sono del tutto priva.

La fine e il senso della storia è che ho deviato sul Sentiero dei Tedeschi, mi sono persa intorno a un campo di sterpaglie da cui non ero mai passata prima, mi sono infangata fino alle gengive e mi sono divertita come una sciocchina.
E non posso fare a meno di pensare che sia una metafora di questa stramaledetta vita, il fatto che i sentieri, per quanto sporchi e cattivi, possano offrire paesaggi migliori e maggiore divertimento delle comode strade asfaltate.

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