Quando un ligure varca i confini regionali e cerca una focaccia decente per placare la fame e la nostalgia, trova solo delle gran delusioni e gli gira il belino perché dai, cos’è stammerda, piuttosto mi mangiavo un pacchetto di Rodeo. Però allo stesso tempo gli scatta l’orgoglio campanilistico e si gasa, perché deh, aloa, la fugassa, me chì, me là… anche se lui non sa manco accendere il forno.
Quindi va bene se sei a Fidenza o a Casalpusterlengo e al posto della focaccia ti rifilano un panaccio alto, asciutto e intriso di strutto. Ma non a Spezia. A Cadimare. A San Terenzo. A Monterosso. Al Canaletto. No, è inaccettabile. Perché la focaccia, se sei spezzino, se sei ligure, è una roba importante, almeno quanto il mare. E nella focaccia, razza di criminali, ci va lo stramaledetto olio.
Sic est.
A Casalpusterlgo, bando alle focacce: si va di miutèn e méin, con mix di farina bianca e gialla.
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