I talloni.
Le ciabatte.
Le vite alte.
I polpacci stretti, pelosi, biondi,
abbronzati.
I talloni secchi, spanati, squadrati.
Le caviglie gonfie.
Le ritenzioni idriche.
Le carni bianchicce,
mollicce, venate di blu.
I ventenni vestiti uguali.
I trentenni vestiti da ventenni.
I quarantenni coi figli piccoli.
I vecchi coi figli piccoli dei figli quarantenni.
Le sere lunghe.
Le notti infinite.
Le biciclette sgangherate.
I monopattini.
I trolley.
La sveglia.
Non oggi.
No.
I cinque alti alle piante,
ai portoni,
alle saracinesche.
Cammino scomposta,
non piego le ginocchia.
Costruiscono strade sotto i miei passi.
Città sotto il mio naso.
Castelli nei miei polmoni,
che mi ostruiscono il respiro,
la vista,
il senso dell’orientamento.
Ho sete.
Dove sei.
Srotolano strade sotto i miei passi.
Casa mia scivola via,
alla Scorza,
alla Chiappa,
a Riccò del cazzo di Golfo.
Casa mia.
Dove sei.
Il panico, il vomito,
e Carlo
con quel suo cazzo di ombrellino
piantato in mezzo al petto.