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Insonnia

Pancia sotto
faccia nel materasso
mandibola scardinata

Piede sinistro nel destro
braccia aperte in una diagonale
mani aggrappate ai bordi del letto francese.

Un crocifisso sbilenco.

Svestita
scoperta
esposta

Cerco di calcolare la mia apertura alare.

Mi arrendo

Ai segnali stradali
al pericolo massi
ai sensi unici alternati

Al sole velato
all’erba bruciata
ai sentieri chiusi dai rovi

Ai tuoi occhi grandi
che guardano a destra
mentre io vado a sinistra

Mi arrendo.

Dove sei

I talloni.
Le ciabatte.
Le vite alte.
I polpacci stretti, pelosi, biondi,
abbronzati.
I talloni secchi, spanati, squadrati.
Le caviglie gonfie.
Le ritenzioni idriche.
Le carni bianchicce,
mollicce, venate di blu.
I ventenni vestiti uguali.
I trentenni vestiti da ventenni.
I quarantenni coi figli piccoli.
I vecchi coi figli piccoli dei figli quarantenni.
Le sere lunghe.
Le notti infinite.
Le biciclette sgangherate.
I monopattini.
I trolley.
La sveglia.
Non oggi.
No.

I cinque alti alle piante,
ai portoni,
alle saracinesche.
Cammino scomposta,
non piego le ginocchia.
Costruiscono strade sotto i miei passi.
Città sotto il mio naso.
Castelli nei miei polmoni,
che mi ostruiscono il respiro,
la vista,
il senso dell’orientamento.
Ho sete.
Dove sei.
Srotolano strade sotto i miei passi.
Casa mia scivola via,
alla Scorza,
alla Chiappa,
a Riccò del cazzo di Golfo.
Casa mia.
Dove sei.

Il panico, il vomito,
e Carlo
con quel suo cazzo di ombrellino
piantato in mezzo al petto.