Ho una piccola ferita sulla pelle, da settimane, forse una puntura di zanzara.
Ogni giorno la cerco, la accarezzo, ne valuto dimensioni, rilievo e consistenza.
Poi cerco un ingresso, una scucitura, un punto debole.
Gratto i bordi, affondo l’unghia nella pelle, scalzo con cautela la crosta e la strappo senza fretta, cercando di non far uscire sangue.
Ma continuo a fallire, a sanguinare.
Aspetto che si riformi la crosta e poi torno a tormentarla, rischiando di infettare la ferita.
Le dimensioni della cicatrice aumentano, e io non trovo pace finché non l’ho vinta su quella crosta.
Dovrei aspettare che cada da sola, o che si riduca al punto da scomparire, ma è più forte di me: torno sempre lì.
Il mio pensiero, torna sempre lì.
Al mattino, appena sveglia.
Mentre guardo un film distrattamente.
Sdraiata al sole con gli occhi chiusi.
Le mie dita, tornano sempre lì.