– Ho sognato che avevo un cane.
– Un cane?
– No, scusa, forse era un gatto. Ho sognato che avevo un gatto.
– Un gatto.
– Sì, un gatto. Ma perché fai quella faccia lì? Mica ho detto rinoceronte… Alpaca… Che ne so… Cefalopode. Se ti dicessi “ho sognato che avevo un cefalopode”, tanto tanto. Ma un gatto…
– Mh. E quindi sto gatto?
– Non mi ricordo. Lo portavo al parco.
– Allora era un cane.
– Ma perché, scusa, non ce lo posso portare un gatto al parco? Non hai visto quelli su Instagram che portano i gatti nei posti e gli fanno le foto fighe e diventano influencer della movida felina?
– Va bé, allora c’avevi sto gatto e lo portavi al parco.
– Sì. Ma poi scusa, era un sogno, eh. Te che sogni ti fai? Che ti svegli, mangi un toast, bevi un caffè, fai la cacca e corri al lavoro?
– Io non faccio sogni.
– E belin, adè.
– Ma no, davvero.
– Ma dai, è che non te li ricordi. Prova a pensarci, all’ultimo sogno che hai fatto.
– Boh, non saprei.
– Ma non è possibile, dai.
– Eh oh.
– Ma dormi, almeno?
– Sì, non meno di otto ore a notte.
– Sai che questo per me sarebbe un sogno bellissimo?
– Dormire otto ore a notte?
– Sì. Come fai? Non ce li hai i pensieri, le ansie, la testa piena delle cose successe durante il giorno, di quelle che avresti voluto che fossero andate diversamente, delle cose dette male e di quelle che avresti potuto dire, di tutto quello che dovrai fare il giorno dopo e come farlo? Non ti conti i battiti, i respiri, gli organi e le ossa? Non ti scappa la pipì anche se l’ultima volta che hai bevuto erano le due del pomeriggio? Non hai paura dei ladri, delle catastrofi, di una telefonata nel cuore della notte che ti dice che i tuoi genitori e tutti i tuoi amici sono morti?
– No.
– E se stanotte muoio?
– Cosa.
– No, dico: ci pensi se stanotte muoio e ti chiamano per dirtelo?
– Ma chi mi dovrebbe fare una chiamata del genere?
– Perché, non vorresti saperlo??
– Cosa cambierebbe se lo sapessi il mattino dopo?
– No, niente…
– Poi io il telefono lo spengo di notte.
– E se ti cercano?
– Ma chi.
– Boh… Tua madre?
– Mia madre non mi chiamerebbe mai di notte.
– Neanche se tuo padre avesse un infarto?
– No, aspetterebbe che fosse mattino.
– Ah. E tu non vorresti saperlo subito?
– Per fare cosa? Operarlo?
– Tu non sei normale.
– Però io dormo.
– Mh.