Nella camera Vernazza soggiornano due tizie. Arrivano prima dell’orario del check-in e il boss mi fa sapere che troverò i loro bagagli in stanza quando andrò a pulirla.
Al mio arrivo individuo le loro valigie e le isolo dai resti del soggiorno precedente: asciugamani in terra, lenzuola aggrovigliate sul fondo del letto, bagnoschiuma semipieno abbandonato nella doccia. Tutto come da copione.
Sulla scrivania, fra lattine vuote, tazze sporche e cartacce di merendine, una confezione di shampoo rotta avvolta in una busta di plastica forse perché non perdesse, ma che perde lo stesso e che quindi poggia su un bel chiazzone vischioso. Certa che si tratti di un omaggio dei precedenti ospiti, lo butto senza pensarci mezza volta.
Sulla terrazza, gettati disordinatamente su tavolino e sedie, dei vestiti, fra cui una mutanda con salvaslip annesso. Memore del biglietto di qualche giorno prima in cui una coppia ci comunicava di averci lasciato in regalo una Nutella ciucciacchiata, uno stick di deodorante spalmato del loro sudore e altre cortesie di questo genere, penso ancora una volta a un’altrettanto generosa donazione, insacchetto tutto e metto da parte. Poi però mi viene il dubbio che le due tizie, contestualmente al deposito dei bagagli, abbiano approfittato per cambiarsi al volo, e abbiano ritenuto che il terrazzo fosse il posto più idoneo in cui abbandonare le proprie vesti. Dunque ripesco tutto, butto giusto il salvaslip, e rimetto “a posto”.
La sera, verso mezzanotte, il boss mi inoltra una serie di messaggi ricevuti dalle tizie, nei quali si lamentano perché non trovano il loro shampoo, che avevano lasciato sulla scrivania. Una serie di molti, molti messaggi nei quali specificano marca e nome dello shampoo e sottolineano il loro disappunto per questa mancanza, tanto che ho pensato si trattasse di un shampoo da un milione di dollari e l’ho cercato su Google: un prodotto stupidissimo da due euro al supermercato.
Al mattino seguente altri messaggi in cui reclamano sto belin di shampoo, e quindi via di corsa all’affittacamere per rimestare nella rumenta, che grazie a Iddio non avevo ancora buttato. La sostanza vischiosa che avvolge la busta contenente il preziosissimo fluido ha fatto da colla per ogni altra sporcizia contenuta nel sacco, e solo dopo un accurato lavaggio posso finalmente porre fine a questo increscioso malinteso. Busso alla loro porta e quando la tizia mi apre mi trova lì che reggo alto sopra la testa il loro fottutissimo shampoo come se fosse una fottutissima Coppa del fottutissimo Mondo. Glielo porgo, pronta a partire con una tiritera di scuse, ma lei mi liquida con uno sbrigativissimo “thanks” e conseguente chiusura di porta in the face.
Ok.
Speriamo non rivogliano anche il salvaslip.
O.o
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