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Certo che son belle le donne

– Certo che son belle le donne, eh.
– Eh sì.
– Anche quelle brutte, dico.
– E ma se son brutte…
– Ma sì, tipo hai presente la cassiera della Coop?
– Eh, ce n’è una, tanto…
– Dai, quella che c’è il sabato pomeriggio, vado sempre da lei anche quando c’è più coda che alle altre casse.
– Perché sei scemo.
– No, è che…
– Comunque no, non ce l’ho presente.
– Dai, quella con la faccia un po’ storta, pettinata come mia nonna.
– Non è morta tua nonna?
– Fai te.
– Mah.
– Non lo sai che i capelli crescono anche dopo che sei morto?
– Merda, bisognerà farsi trovare preparati allora.
– In che senso.
– No, dico, farsi uno di quei tagli per farli crescere in ordine.
– …
– Te lo chiedono sempre, i parrucchieri: che facciamo, li tagliamo o li facciamo crescere?
– Sì, e poi te li tagliano comunque e dopo un mese sei punto e a capo.
– Ma perché te vai dal barbiere di quando avevi sei anni. Ma poi c’hai due peli, che ne sai.
– Eh, appunto. Io li volevo far crescere.
– Per farti il riporto?
– Vai a cagare.
– Comunque ho capito qual è la cassiera.
– Ooh, sì?
– Sì, quella con quei capellacci lunghi rossicci senza un verso.
– E la faccia storta.
– Sì, non è proprio bellissima.
– Oh, che ti devo dire, io quando alza lo sguardo per salutarmi mentre mi mette lo scontrino nel sacchetto, che cazzo ne so, fa una faccia, c’ha un’espressione che io me la sposerei.
– Eeh, belin.
– Giuro. Ma pure quella lì…
– Quella alla fermata dell’autobus?
– Quale? Ah, sì, anche quella… Con quell’aria di una che c’ha avuto una giornata di merda. Non la trovi bella?
– Avrà il doppio dei tuoi anni.
– Ma che c’entra! Dico solo che è bella.
– Sì, va bene, io però preferisco le ventenni.
– Eh, ho capì.
– Sono fresche, piene di vita, di voglia di fare, di conoscere.
– Sì, sì…
– Le ventenni quella roba lì che ti deturpa il viso dopo una giornata di merda, mica ce l’hanno. Se la sciacquano via col Topexan.
– Dio, ma esiste ancora il Topexan?
– Ma che ne so. A me mi ci chiamavano da ragazzina, Topexan.
– Me lo ricordo.
– E certo, mi ci chiamavi pure te.
– E dai, eravamo fanti.
– Sarà per quello che adè vado dietro alle ventenni.
– Non ti seguo.
– Facevo cagare. Aggiungici tutta la sbatta di essere lesbica. Ora dai, c’ho il mio perché.
– …Ma resti umile.
– E dai, dico che ora è più facile. Quando cresci è più facile, ma ti resta come un buco nella cronologia degli eventi, se le cose non le vivi al momento giusto.
– No, aspetta, mi stai dicendo che ti piacciono le ventenni perché a sedici c’avevi i brufoli?
– Forse.
– Va già bene che non ti piacciono minorenni, allora.
– E vabbè, ma tutte le tempistiche si sfasano, capisci?
– Comunque guarda che mi piacciono anche a me le ventenni, eh.
– Eh, grazie, a te ti piace anche la cassiera coi capelli da morta.
– Dio, non farmici pensare.
– Te c’hai un problema.
– Oh, ma è sabato oggi?
– Sì, è sabato…
– Andiamo alla Coop?
– Ma c’abbiamo un aperitivo fra mezz’ora!
– Eh appunto, mica ci vorrai arrivare a mani vuote.
– …Al bar??
– Eh vabbè, metti che dopo rimediamo un invito a cena, c’abbiamo già il vino e non facciamo la figura dei cialtroni.
– Cinque minuti. Entri, prendi il vino e esci.
– Ok.
– Senza la cassiera.
– Dici che se pago col bancomat, la dà una sbirciata al nome sulla carta e se lo segna per cercarmi e contattarmi?
– Dico che se non è reato ci si avvicina.
– Solo per quello, dici.
– Essere così cretini, dovrebbe essere reato.

Plank

Non so se avete presente il plank: quell’esercizio del demonio che promette con pochi minuti al giorno di farvi venire gli addominali di Gesù, la schiena di Jury Chechi e il culo di Jennifer Lopez, mentre bruciate le calorie di una pizza gorgonzola salsiccia e mascarpone.
Più completo del nuoto, più efficace di un’ora di palestra, il plank è utilizzato in alcuni paesi come metodo di tortura.
Pare che nella prossima stagione di Squid Game i concorrenti che non riusciranno a superare le prove non saranno uccisi a fucilate, ma costretti a tenere la posizione del plank per un minuto.
Se avete mai praticato questo tipo di esercizio e dopo appena dieci secondi avete cominciato a tremare e a chiedervi chi ve lo facesse fare e a cosa servisse, posso dirvi che ieri ho dovuto pulire una doccia lunga e stretta, così lunga e stretta che per raggiungere gli angoli più lontani mi sono trovata ad eseguire un plank su una mano sola e a un certo punto m’è apparso il coach di FixFit seduto sul cesso che mi incitava a suon di “vamos”.
È stato illuminante e devo dire che mi ha dato una certa soddisfazione. Se conoscete metodi più pratici per pulire una doccia lunga e stretta, non ditemeli, che c’ho da smaltire una settimana di cibo trentino.