Ho dato il mio primo bacio nel 93.
Nel 93 c’avevo i baffi e mi chiamavano Buffalo Bill.
Nel quartiere spopolavano due fantetti: uno fighissimo, irraggiungibile, che andava con le baby strappone straniere, cioè tipo della Chiappa o di Piazza Brin, e l’altro piccoletto ma spigliato, sicuro e con la faccia furbetta da marachelle e un caschetto di capelli morbidissimi e lustrissimi: eravamo tutte pazze di lui, tanto da litigarcelo, letteralmente. Ma roba di botte, eh.
Tutte eravamo io, la ragazzina col nome calabrese che ora si fa chiamare col secondo nome un po’ meno calabrese – ma tanto è inutile perché glielo leggi in faccia che si chiama con quell’altro nome là – e un’altra ragazzina che era la più piccola di tutte, ma c’aveva una malizia che noi scoregione ce la sognavamo. E poi era bionda. Senza labbra, ma pur sempre bionda.
Secondo me la bionda senza labbra gli ha cioccato anche un po’ di susina, poi, più avanti. Di sicuro è stata la prima a limonarselo, il piccoletto.
A me, lui, ricordo che disse: “io mi ci metto anche con te, però beciamo”. E allora avevamo beciato. Sapeva di sigarette e cingomme alla menta.
È invecchiato malissimo, quel ragazzetto: brutto, bolso, mal vestito e mezzo scemo.
La tizia col nome calabrese, invece, c’ha due figli che sogna di veder giocare in serie A.
Il fighissimo irraggiungibile è pelato e non più fighissimo e credo che di figli ne abbia una caterva.
La bionda chissà.
A me piacciono le signorine.
Nel 93 non lo sapevo mica, che mi piacevano le signorine.
Per un periodo era comparsa nel quartiere una ragazza più grande, che passava molto tempo con noi; poi cominciò a girare la voce che fosse lesbica e smise di farsi vedere. O almeno, io non ricordo che fine fece. So solo che quando ci penso, ora, mi sento una grandissima merda per aver dato retta a chi aveva visto in lei un pericolo o un qualcosa di schifoso.
Quando ci penso, ora, mi chiedo se forse, in fondo, non lo sapessi già che mi piacevano le signorine. Perché le fobie, alla fine, è un po’ così che funzionano.