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madri e padri

Sembri tua madre:
la pigrizia
la pazienza
il cappuccino a metà mattina.

Sembro tuo padre:
l’irascibilità
le passeggiate al molo
il vino rosso con l’acqua frizzante.

Sembro mia madre:
gli attacchi di panico
le diagnosi su Google
i gossip di quartiere.

Sembri mio padre:
la guida sicura
i silenzi impassibili
i documentari sugli animali.

Sembro tua madre:
il “bah” come risposta
i soprannomi dati a tutti
la paura di morire

Sembri tuo padre:
i mercati dell’usato
il giornale con l’inserto
la voglia di partire.

Sembri mia madre:
le buone maniere
i libri di storia
i sorrisi confusi.

Sembro mio padre:
il legalismo
la raccolta differenziata
l’atletica in tv.




Fai come noi

Fai come il vento, come il mare
come pioggia sopra i tetti
di amianto in arsenale:
rumore.

Fai come un’ombra, come un salto
come un urlo nel bel mezzo
di una notte tempestosa:
paura.

Fai come vuoi, come noi
come il sole dietro i monti
alle diciotto a Bonassola:
scompari.

Mi han detto che ti piacciono i ragazzi

Mi han detto che ti piacciono i ragazzi
col ciuffo
liscio, pettinato di lato
baffetto stretto
sguardo un po’ incazzato

Mi han detto che ti piacciono i tipi
da spiaggia
costume a fiori
ciabatte infradito
abbronzatura discreta sotto peli sottili

Mi han detto che hai comprato una moto
per andare al mare col tuo ragazzo
col ciuffo
e il costume a fiori
che non sorride mai

Mi han detto che parlate poco
che non vi baciate spesso
che sulla sabbia bagnata
mi hai fatto un ritratto
col dito medio

La mattina

La mattina sa di zucchero a velo
su soffritti digeriti male

Sa di chiuso
di lenzuola umide
del vomito del gatto
sul tappeto della cucina.

La mattina sa di grasso di catena
su polpacci depilati in fretta

Sa di rabbia
di vento negli occhi
di colpi di grancassa
sotto la maglia sudata.

La mattina sa di fiori morti
nei bidoni dei cimiteri

Sa di incertezza
di lacrime secche
dei baci appena sveglie
che non ci diamo più.

Questo messaggio è stato eliminato

Giacca di plastica
le solite Vans gialle
la destra un po’ slacciata

Birra rossa Fior Fiore
tè deteinato
caffè, ma non per me

Un comodino nuovo
cuscini per il divano
uno schermo da 32 pollici

“Mi manchi”
*Questo messaggio è stato eliminato*
“Scusa, non era per te”

Elastici per i capelli
pile scariche e qualche spicciolo
nel posacenere pulito

E allora prendi il treno

E allora prendi il treno e
vieni
vieni da me

vestiti leggero
metti scarpe comode
anche se poi
scesa da quel treno
te ne farai di poco.

E allora prendi ferie e
vieni
vieni da me

chiudi il gas, l’acqua e la luce
lascia gli avanzi marcire in frigo
le lenzuola sbiadire al sole
la polvere cadere
sul lavoro arretrato.

E allora prendi l’auto e
vieni
vieni da me

porta poche cose
una felpa e due mutande
anche se poi
scesa da quell’auto
te ne farai di niente.

Mi ricordo

Mi ricordo montagne bianche
come i miei capelli
bianchi
fra le tue dita.

Mi ricordo coperte verdi
con la tasca per i piedi
che ne contiene quattro
solo se strettissimi.

Mi ricordo la brina
creparsi sui vetri
e il tormento, solido
farsi più tenue.

Vorrei ucciderti nel sonno

Vorrei ucciderti nel sonno

Tagliarti la gola
le arterie
la strada

Soffocarti con un calzino
con la maglietta dei CCCP
con le lenzuola stropicciate da un’altra

Ucciderti

Farti paura da morire
farti a pezzi tutti uguali
farti cadere male

Nel mio sonno
che non arriva
che non mi sveglia

Che mi lascia sola

Te sei te, e noi non siamo un cazzo

Cerchi di vino rosso sul tavolo
e su una multa da pagare.
Poca luce dalle persiane chiuse
mi ricorda dove sono.
“Sei sveglia”, mi dice.
“Lo sono?”, le dico.
“Le nove”, mi dice.

Cerchi di vino rosso attorno agli occhi
e alla testa
che vorrei sbattere contro le persiane chiuse
mentre nella poca luce cerco te
che sei sempre te
mentre noi – me e te –
non siamo un cazzo.

Era davvero il caso?

Era davvero il caso di lasciarsi
andare
cadere
sbattere al muro
trasportare dalla corrente
battere dal tempo
sul tempo
fuori tempo?

Di lasciarsi stare
era davvero il caso?

Di misurarlo, sto tempo
che si misura in drammi
e non in grammi?