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L’Italia chiamò

Ma anche voi quando avete ricevuto il messaggio della Regione che vi ricordava la data imminente del vaccino vi siete sentiti come se foste stati convocati per andare a combattere al fronte?
E anche voi nel tragitto verso il centro vaccinale sentivate suonare l’Inno di Mameli e nella fattispecie quel discorso sul fatto di essere pronti alla morte che l’Italia chiamò?
E mentre eravate lì e vi facevano gentilmente accomodare per poi piantarvi con delicatezza l’ago nel braccio, anche a voi sono venute in mente varie scene di film e telefilm in cui alla gente vengono inoculati veleni di ogni sorta, tipo quella roba che Dexter iniettava nel collo delle sue vittime per farle addormentare e risvegliare legate e prossime a una fine bruttissima?
Anche voi avete cominciato ad accusare ogni possibile sintomo riconducibile alla morte dopo un secondo esatto dall’estrazione dell’ago dal vostro corpo, finendo per essere derisi dagli operatori?
Anche a voi hanno detto “se le fa male il braccio ci metta il ghiaccio, se poi dovesse sentirlo freddo è per il ghiaccio, non significa che sta morendo”?
Ma soprattutto, anche voi prima di andare vi siete cucinati il pranzo e più tardi, riscaldandolo, vi siete detti belin pensa se questa pasta di piselli con due zucchine e na carota fosse il mio ultimo pasto, che razza di ingiustizia che sarebbe?